space clearing – Milena Guidotti https://www.milenaguidotti.it Professional Organizer Thu, 06 Jan 2022 08:58:34 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 Solo bagaglio a mano: viaggiare leggeri nel viaggio della vita https://www.milenaguidotti.it/solo-bagaglio-a-mano-viaggiare-leggeri-nel-viaggio-della-vita/ https://www.milenaguidotti.it/solo-bagaglio-a-mano-viaggiare-leggeri-nel-viaggio-della-vita/#respond Tue, 04 Jan 2022 17:56:15 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=1138 All’inizio della mia carriera come professional organizer mi sono iscritta ad APOI, la nostra associazione professionale, e lo scorso ottobre sono diventata socio senior.

Per passare da junior a senior sono necessari dei prerequisiti (per esempio avere un sito internet) e si deve sostenere un esame che prevede la relazione di un certo numero di consulenze fatte, recensioni positive da parte dei clienti e formazione specifica, ossia la lettura di alcuni dei libri presenti nella bibliografia consigliata dall’associazione.

Uno dei libri che ho scelto è Solo bagaglio a mano di Gabriele Romagnoli.

La leggerezza come stile di vita

Il titolo mi incuriosiva: per quanto non mi capiti spesso, l’idea di viaggiare leggera con solo uno zaino in spalla mi attira da matti. Inoltre, quale migliore metafora per chi, come me, desidera uno stile di vita sempre più armonioso e consapevole.

E infatti il libro è, fra le altre cose, un invito a vivere secondo il principio del less is more, un motto preso in prestito dall’architettura e traslato su ogni ambito della vita, senza per questo predicare il minimalismo ad ogni costo. Si tratta, in buona sostanza, di racconti, pensieri e riflessioni che portano ad più profonda consapevolezza di sé.

Ma partiamo dall’inizio: Romagnoli legge sul Financial Times dello strano servizio di una società sudcoreana che inscena il tuo finto funerale, nella speranza di risvegliare le coscienze dei “defunti”. L’idea è che, nel paese con il record mondiale più triste (quello del più alto numero di suicidi), vivere quell’ultimo momento in piena coscienza scoraggi dal voler mettere fine alla propria vita.

Incuriosito, prende un aereo per Seoul e si sottopone all’insolito rituale: vuole sperimentare cosa si prova, scoprire quali rivelazioni emergano dalla sensazione della fine e capire se la rinascita possa portare ad una maggiore consapevolezza.

All’arrivo viene preparato per il funerale e gli viene chiesto di fare testamento. Ha solo carta, penna e mezz’ora di tempo in cui deve disporre dei suoi beni materiali e rivolgere le ultime parole alle persone più care. Pare che questo, per molte delle cinquantamila persone prima di lui, sia stato un esercizio rivelatorio: ci si rende conto dell’importanza delle relazioni, del tempo sprecato, di cosa si è saputo o non saputo costruire.

Indossata una vestaglia bianca senza tasche “perché senza nulla sei venuto e senza nulla te ne andrai”, si sdraia nella bara: stretta, scomoda, fredda. La chiudono con dei chiodi e una manciata di terra viene gettata sul coperchio. Poi, più nulla. Buio. Silenzio totale.

Dentro la bara Romagnoli si lascia andare a riflessioni, intuizioni e scoperte su di sé e sul mondo che difficilmente avrebbe potuto percepire in modo così vivo e viscerale senza quella esperienza. È qui che l’autore inizia a raccontare quello che ha pensato e imparato nei minuti successivi, mentre era morto.

Liberarsi dei fardelli pesanti

Primo, viaggiare leggeri. Solo bagaglio a mano, appunto. Liberarsi di tutto ciò che è inutile, prima di tutto le certezze pesanti e definitive, granitiche e assolute, che non permettono di sperimentare cose nuove, opinioni diverse, tempi ed emozioni differenti.

Se decidi di viaggiare leggero ti devi dare delle regole e le regole non complicano la vita, semmai l’opposto

Romagnoli fa un bel parallelismo fra vestiti e rapporti della vita: meglio viaggiare leggeri, scegliere quelli che davvero ti piacciono e ti stanno bene. In una valigia piccola si seleziona quel che si vuole veramente.

Il bagaglio ideale contiene solo ciò che è davvero importante, che siano cose, emozioni o ricordi. E’, di nuovo, metafora della vita, della casa, della persona che vuoi avere accanto. Noi stessi non dobbiamo diventare pesanti zavorre che bloccano le vite e le energie di altri. L’autore ci invita quindi ad un viaggio dentro di noi, che sia di scoperta e di rimozione di pesanti aspettative, di problemi irrisolti, di passati ingombranti.

Lost is found

Dal racconto della storia di Glauco, imprenditore che ha perso tutto prima di ritrovare se stesso, emerge chiaramente quanto tutti noi abbiamo paura di perdere e di perderci. Eppure, perdere è un’occasione. “Quando sembra finita, ricomincia”.

Si ha paura di lasciar andare perché si teme il futuro. Si teme di dimenticare, di perdere i nostri punti fermi. E invece la morale è proprio questa: avere fiducia nelle nuove possibilità. 

Più accumuliamo, meno abbiamo veramente. Crediamo sia una ricchezza, invece è un impoverimento

Come professional organizer mi occupo di cambiamenti e so bene che il trasloco è uno dei più temuti e stressanti. Studi recenti lo definiscono il peggior trauma dopo lutto, licenziamento e separazione. Ma quando le persone riescono a vivere le proprie emozioni, anche se spaventano un po’, accolgono questa grande occasione: scelgono con attenzione e lasciano andare ciò che non fa più parte della loro vita. Eliminano con grade sollievo cose inutili che avevano persino dimenticato di avere e che rubavano spazio ed energie senza un valido motivo.

Perché abbiamo bisogno di sperimentare un trauma per liberarci? Eppure è quasi sempre così.

Il libro è un inno al cambiamento, che porta a scoprire e riscoprire lati sempre nuovi di noi stessi. Ad ogni tsumani della vita, chi sopravvive è cambiato per sempre; in meglio o in peggio, dipende da noi.

Nella storia di Nicholas Vreeland si coglie tutto il senso del less is more. Fotografo newyorkese di successo, mentre si trova fuori casa gli viene rubata tutta l’attrezzatura fotografica. È come si gli avessero rubato l’identità. “Perse ciò a cui teneva di più. E trovò sé stesso”: con i soldi dell’assicurazione vive per un po’ senza dover lavorare e segue la sua vocazione principale, quella spirituale. Dopo qualche tempo diventa un monaco buddista.

Anche Vreeland aveva un bagaglio pesante sulle spalle, ma evidentemente la vita aveva in serbo altri piani per lui. L’ha obbligato ad alleggerirsi portandogli via ciò che aveva di più caro (in ogni senso) ed è stato proprio in quel “meno” che ha trovato la sua realizzazione più profonda.

Prepararsi a vivere

Meno cose, meno amici, meno informazioni: Romagnoli ci invita a tornare alle cose importanti, a ritrovare l’essenziale e a valorizzarlo. A saper scegliere. A viaggiare leggeri nel meraviglioso viaggio che è la vita.

Ogni fine è un inizio. La bara viene riaperta. Lo scopo del gioco, gli viene detto, non è prepararsi a morire, ma a vivere.

 

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Come fare spazio in casa e nella vita https://www.milenaguidotti.it/come-fare-spazio-in-casa-e-nella-vita/ https://www.milenaguidotti.it/come-fare-spazio-in-casa-e-nella-vita/#comments Sun, 04 Jul 2021 09:11:10 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=1071 Da ragazzina c’è stato un momento in cui volevo diventare arredatrice. Era il periodo in cui io e mia mamma giravamo per negozi cercando nuovi mobili per la mia camera da letto, che da stanza di bambina diventava rifugio di adolescente, con tanto di libreria, scrivania per i compiti e poster dei cantanti alle pareti. Ero rimasta affascinata da chi, con mano delicata e tratti veloci di matita (eh sì, erano gli anni ’80 e i progetti si immaginavano ancora su carta), aveva realizzato in un attimo il disegno di una stanza così diversa da prima, così “da grande” e tutta mia.

Con il tempo presi altre strade, ma ricordo quel momento come il primo in cui il mio interesse per gli ambienti della casa si sia manifestato. Molti anni dopo decoravo mobili, poi sono diventata Professional Organizer.

La casa come luogo dell’anima

È chiaro che c’è un filo conduttore che mi ha portato a sviluppare, seppure in modi diversi, il mio naturale interesse per la casa, per i suoi spazi e per i suoi significati. Casa come luogo intimo e personale, come potenziale fonte di benessere dell’anima.

Non mi ha sorpreso, quindi, l’aver divorato con grande interesse il libro di Karen Kingston “Clear your clutter with Feng Shui”. Si tratta di un testo pubblicato in Italia per la prima volta nel 1999 come “Libera la tua mente con il Feng Shui” e che per qualche motivo ad ogni riedizione ha cambiato titolo (“Via la polvere dalla casa e dalla mente” e “Feng Shui e Space Clearing, l’arte di fare spazio nella casa e nella vita”).

Ma facciamo un passo indietro: chi è Karen Kingston? E cosa significa Space Clearing?

Nata in Gran Bretagna, la Kingston ha vissuto per 20 anni a Bali, portando poi in occidente tutto il suo sapere sul Feng Shui e coniando l’espressione Space Clearing, che lei stessa definisce “l’arte di purificare e rivitalizzare le energie stagnanti presenti negli edifici”.

Lo Space Clearing è uno dei metodi più efficaci che il Feng Shui propone per aumentare il flusso di energia vitale in casa e sul luogo di lavoro; è un rito di 21 tappe attraverso il quale vengono liberate le energie bloccate all’interno delle stanze, sbloccando di fatto anche la vita di chi le abita.

Fra le cause principali di questi blocchi ci sono lo sporco e il clutter, termine inglese che indica l’accumulo, le cianfrusaglie, il superfluo e tutto ciò che ingombra. È di questo che la Kingston si occupa nel libro, suggerendo di dare un nuovo impulso alla nostra vita iniziando proprio dalla casa e dal decluttering.

È qualcosa di molto pratico che smuove e sblocca qualcosa di invisibile ai nostri occhi. Il principio di fondo è che mentre agiamo all’esterno, avvengono trasformazioni corrispondenti dentro di noi.

Tutto ciò che è inutile, che non ci piace, che fa disordine e ciò che è rimasto irrisolto o incompleto ha la conseguenza di renderci stanchi, pigri e privi di energie, offuscando la piacevolezza del vivere. Se nei nostri spazi c’è un accumulo di oggetti, pulire gli ambienti e trovare le cose diventa più faticoso: si innesca così un circolo vizioso di procrastinazione e malessere.

Anche se non sempre ne siamo consapevoli, il superfluo occupa spazio anche nella nostra mente, per cui diventa più difficile vedere e prendersi cura di ciò che conta davvero; focalizzarsi sulle cose realmente importanti diventa quasi impossibile.

Il Bagua

“Comprendere che la casa è un corpo vivente”: così Karen Kingston introduce il capitolo sul Bagua del Feng Shui. Si tratta di uno schema simbolico che suddivide gli spazi della casa in 9 sezioni a cui corrispondono i diversi ambiti della vita:

  • ricchezza, prosperità, abbondanza
  • fama, rispettabilità, chiarezza
  • relazioni sociali, amore, matrimonio
  • famiglia, anziani, comunità
  • salute, unità
  • creatività, bambini, progetti
  • conoscenza, saggezza, crescita personale
  • carriera, vita, cammino
  • amici pronti ad aiutare, compassione, viaggi

Occorre individuare le varie sezioni all’interno della propria abitazione utilizzando una planimetria o un semplice disegno, in modo da poterci lavorare in modo mirato: per esempio, se ho l’impressione che la mia creatività sia bloccata e sia difficile elaborare nuovi progetti, potrò controllare l’area della casa corrispondente e verificare cosa contiene, cosa ho accumulato in quella zona e agire di conseguenza.

La Kingston affronta nel suo libro ogni categoria di accumulo, compresi gli oggetti ingombranti e quelli da collezione, le cianfrusaglie di carta e quelle digitali, e lo fa ponendo l’attenzione su ciò che questo percorso smuoverà dentro di noi.

Ovviamente il consiglio è di eliminare il superfluo in tutta la casa, riorganizzare gli spazi in modo che siano funzionali, facili da pulire e da riordinare. Solo così possiamo portare nuova energia vitale e benessere ogni area della vita.

Ci crediamo liberi, ma siamo prigionieri di case invadenti che ci abitano e ci rendono impotenti – Franco Battiato, La polvere del branco

Cambiare punto di vista e gestire la nostra casa in modo nuovo, prendendoci cura di essa per prenderci cura di noi, è una piccola grande rivoluzione che possiamo attuare per noi stessi.

Possiamo (ma oserei dire “dobbiamo”, perché lo dobbiamo alla parte più profonda di noi che chiede solo di essere ascoltata) sviluppare una nuova mentalità che ci aiuti a rivalutare l’eccessivo attaccamento alle cose per iniziare a vivere pienamente ciò che è davvero importante per noi (cose, persone, situazioni, sensazioni, emozioni).

Si impiega molta più energia a non fare le cose che ad affrontarle. So che sembra controintuitivo, ma non lo è. Rimandare, accumulare oggetti e decisioni da prendere, evitare di fare delle scelte… nulla ruba più energia come ciò di cui non vogliamo occuparci.

Liberarsi dal superfluo, fare spazio fuori e dentro di noi, sentirci più leggeri e ricominciare a respirare a pieni polmoni è possibile.

Se vuoi che ti aiuti a farlo, contattami. Sarà una gioia per me aiutarti a rifiorire.

 

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La cucina è il cuore della casa: 15 consigli per organizzarla al meglio https://www.milenaguidotti.it/la-cucina-e-il-cuore-della-casa-15-consigli-per-organizzarla-al-meglio/ https://www.milenaguidotti.it/la-cucina-e-il-cuore-della-casa-15-consigli-per-organizzarla-al-meglio/#respond Fri, 04 Jun 2021 09:00:01 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=1050 La cucina e la nursery sono due degli ambienti di cui preferisco occuparmi come Professional Organizer. Non a caso, perché le unisce un filo conduttore simbolicamente molto forte: il nutrimento.

Nutrimento inteso come cibo per il nostro corpo, ma anche come relazione, convivialità, amore, accudimento, protezione. Le due cose si intersecano e si mischiano, accompagnandoci dal primo all’ultimo giorno di vita.

Cucine e ricordi indelebili

Se ripenso alle cucine che frequentavo durante la mia infanzia, mi vengono in mente diverse immagini: mia mamma ai fornelli, noi quattro seduti al tavolo, la nonna che entra piano domandando “disturbo?” e la mamma che brontola a bassa voce “ma deve arrivare sempre all’ora di cena?”, ma che poi non dice nulla perché sa bene che per lei, che da tanti anni vive sola, è un modo per avere un po’ di compagnia in quell’ora malinconica.

Abitava nell’appartamento accanto, la mia nonna materna. Quando andavo a trovarla c’era sempre qualcosa sul fornello. Amava le cotture lente della tradizione emiliana e il borbottìo del ragù era il rumore di sottofondo più ricorrente.

Osservavo le tagliatelle fatte in casa stese ad asciugare sul tagliere e mi pareva di sentire il profumo delle uova fresche. Oppure la guardavo comporre, con le sue dita svelte e nodose, immense distese di tortelli ripieni di spinaci e ricotta e sistemarli in file ordinate come tanti soldatini, in attesa della cottura.

Due piani più giù, i nonni paterni. Capitava che da bambina aiutassi la nonna ad apparecchiare la tavola per la cena: a volte erano solo le tazze per il latte, due cucchiai, i tovaglioli e del pane raffermo, ma la preparazione di quel pasto frugale era comunque estremamente accurata.

Ricordo ancora la decorazione dei suoi piatti, la forma dei bicchieri e l’odore acre del caffè con succo di limone che a lei piaceva tanto. Per digerire meglio, diceva. E poi le tovaglie fiorate, il ronzìo del frigorifero, il nonno che arrivava a tavola sciabattando.

Nessuna di queste cucine era molto grande, eppure, come spesso accade, erano il luogo più vissuto della casa. Lì ho i miei ricordi più belli.

Nella cucina di casa mia si riunivano spesso le donne della famiglia: mia mamma, mia zia, la nonna, mia sorella ed io. A chiacchierare di cose buffe e leggere, ma anche a condividere gli inevitabili dispiaceri della vita.

Poi è arrivata la prima cucina tutta mia. A 21 anni ho affittato il mio primo appartamento: un monolocale, ma con cucina separata. Non la scorderò mai: lunga e stretta, con arredi chiari e una grande finestra che la inondava di luce. Il lavello era in ceramica bianca, rovinata dal tempo e dall’usura, ma in quei graffi era scritta la sua storia.

L’avevo personalizzata e riorganizzata con l’essenziale. Non ero una gran cuoca, ma mi piaceva prepararmi qualcosa sperimentando piccole variazioni. Ricordo una volta che, rientrata a casa dall’ufficio per la pausa pranzo, avevo cucinato un risotto alla milanese aggiungendoci un po’ di paprika. Era primavera, il profumo era strepitoso, dalla finestra entrava la voce di una vicina di casa che cantava una canzone di Teddy Reno: “Tu sei per me la più bella del mondo e un amore profondo mi lega a te…”

Sorridevo, nel tepore di quel mezzogiorno di maggio, godendomi la libertà di una casa tutta mia, il risotto alla paprika e quella colonna sonora improvvisata.

La cucina è il cuore della casa

La cucina è da sempre il cuore della casa ed è lì che spesso si vivono i momenti più intensi.

La cucina deve diventare la stanza della complicità di tutti coloro che la vivono. La camera da letto e il bagno sono spazi privati, il salotto è il luogo delle relazioni con il mondo esterno; la cucina è il luogo della convivialità, è il luogo dell’esperienza dei cinque sensi condivisa – Roberta Schira, dal libro “La gioia del riordino in cucina”

Se ripercorro mentalmente le mie cucine lungo la linea del tempo (quella della casa dei miei genitori, quella del mio primo monolocale, quella convissuta con mio marito e quella attuale che abito con mia figlia) posso letteralmente vederne il percorso evolutivo.

Vedo una diversa scelta degli arredi, delle suppellettili, dei colori e delle forme. La necessità crescente di tanta luce naturale. L’attenzione sempre maggiore ai profumi e agli odori degli ingredienti. La ricerca di funzionalità nell’organizzare la disposizione degli oggetti, la voglia di unire bellezza e semplicità nel sistemare i vasi di pasta, cereali, farine, biscotti.

Suggerimenti per una cucina bella e funzionale

Come per ogni ambiente della casa, anche in cucina l’organizzazione deve essere personalizzata in base alle preferenze e alle necessità di chi la abita. Ci sono però alcune regole universali che suggerisco sempre ai miei clienti e che vorrei condividere con te.

#1

Disponi gli oggetti in base alla frequenza di utilizzo e in linea con le varie aree della cucina: per esempio, tutto ciò che serve al momento di cucinare dovrebbe essere facilmente accessibile dalla postazione dei fornelli e del piano di lavoro, così come sarà più facile riporre piatti e bicchieri se verranno sistemati in un pensile vicino alla lavastoviglie.

#2

Riponi tutto secondo categorie che siano comode e intuitive: pasta e riso, vari tipi di farine, alimenti per la colazione, piatti e bicchieri per tutti i giorni, stoviglie per le occasioni speciali ecc.

#3

In commercio si trovano moltissimi strumenti salvaspazio: ripiani aggiuntivi, mensole, ganci, cestelli estraibili, barre da fissare a parete e molto altro ancora. Scegli quelli più adatti alle tue necessità.

#4

Organizza i cassetti aiutandoti con contenitori o vaschette fai da te (per esempio riciclando le scatole della pasta o dei cereali) o acquistati appositamente (fai attenzione a prendere bene le misure!). Cerca di tenere solo ciò che usi davvero, perché la confusione nei cassetti si traduce in confusione mentale.

#5

Nella credenza o nei pensili, disponi i prodotti più alti dietro e i più piccoli davanti, per accedervi più facilmente e renderli più visibili, così da non dimenticare di averli.

#6

Quando ti accorgi che qualcosa sta per finire e vuoi ricomprarlo, scrivilo subito sulla lista della spesa. Condividila con tutti gli abitanti della casa, in modo da evitare mancanze o doppioni. Decidete insieme quale supporto usare, come un foglio fissato sul frigorifero, una lavagna a muro o una app digitale.

#7

Se riponi nella dispensa un prodotto che hai acquistato ma ne hai già uno uguale, metti sopra o davanti quello che scade prima.

#8

Togli gli imballi inutili e organizza i pezzi più piccoli (come monoporzioni, scatolette di tonno, bustine di zafferano o di lievito) in contenitori e vaschette, che ti aiuteranno a mantenere l’ordine.

#9

Riponi gli alimenti secchi come pasta, farina, zucchero, sale, biscotti in vasi trasparenti o con finestra, per vederne il contenuto. L’importante è che si possano chiudere bene, per mantenerne la qualità e prevenire la presenza di fastidiose farfalline.

#10

Su vasi e contenitori annota le informazioni che ritieni utili come il tipo di pasta, il tempo di cottura, la data di scadenza. Esistono etichette ed etichettatrici di tutti i tipi, ma puoi anche scriverle a mano e magari farle decorare dai bambini. In ogni caso, tutto sarà esteticamente bello, facile da trovare e anti-spreco (usi per primo ciò che scade prima).

#11

Sistema gli alimenti da conservare in frigo e freezer secondo le istruzioni del produttore, in genere reperibili anche sul web. Servirà qualche minuto per capire cosa-va-dove, ma poi sarà facilissimo mantenere l’abitudine e conservare tutto al meglio, in modo da evitare contaminazioni e deterioramento dei cibi.

#12

Ricorda che non tutto ciò che hai nella tua cucina deve necessariamente stare in cucina: per esempio, un piccolo elettrodomestico che usi solo una volta ogni tanto può trovare un’altra collocazione e lasciare spazio ad oggetti che usi più spesso.

#13

Pulisci e sistema ciò che hai utilizzato ogni giorno, cerca di non andare mai a dormire con il lavello pieno di piatti sporchi e lasciando i fornelli unti: se fai il necessario tutti i giorni fai meno fatica, e poi una cucina in ordine regala serenità, importantissima soprattutto prima del sonno notturno.

#14

Periodicamente pulisci a fondo (meglio se con detergenti a basso impatto ambientale) l’interno dei pensili, dei cassetti, della dispensa e i contenitori dei rifiuti, focalizzando l’attenzione su ciò che stai facendo; è certamente una questione di igiene, ma è anche un modo per sbarazzarsi della polvere emotiva e ritrovare benessere mentale.

#15

Se possibile (attenzione che non siano velenose per i tuoi animali domestici) aggiungi qualche pianta decorativa o delle piantine aromatiche: il colore verde e il richiamo alla natura creano la giusta atmosfera e alleggeriscono la mente.

Com’è la tua cucina?

Se hai letto il mio articolo fino alla fine, probabilmente è perché senti il bisogno di un cambiamento nella tua cucina, per ritrovare armonia in uno spazio così fondamentale della tua casa. Spero quindi che tu l’abbia apprezzato e che ti sia stato utile.

Se desideri avere il mio aiuto e ti interessa una consulenza personalizzata, mi trovi qui. Scrivimi: potremo lavorare insieme, in presenza oppure online, e restituire alla tua cucina il valore che merita.

 

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Nuova casa, nuovo inizio: 9 consigli per un trasloco consapevole https://www.milenaguidotti.it/nuova-casa-nuovo-inizio-9-consigli-per-un-trasloco-consapevole/ https://www.milenaguidotti.it/nuova-casa-nuovo-inizio-9-consigli-per-un-trasloco-consapevole/#respond Tue, 04 May 2021 17:46:37 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=1030 Il trasloco è uno degli eventi più importanti della vita, un ponte fra due diverse fasi. E per come la vedo io, un lavoro di introspezione e presa di coscienza.

Se hai letto i due articoli con cui l’anno scorso inauguravo il mio blog (Sfide, cambiamenti e opportunità e L’armonia degli spazi) sai già che casa e cambiamento sono temi che mi stanno molto a cuore.

Il cambiamento è una costante della nostra natura di esseri umani e credo sia qualcosa di speciale che va onorato, anche quando la situazione presenta delle difficoltà. La casa dovrebbe essere una nostra preziosa alleata: è il nido a cui tornare, un rifugio dal caos esterno. Casa è il luogo in cui sentirsi davvero se stessi; è accoglienza, per noi, per la nostra famiglia e per chi scegliamo di farvi entrare.

Cambiare casa, che sia per scelta o per necessità, è quindi un passo importante al quale dovremmo dedicare la giusta attenzione. Che non significa stressarsi più del dovuto.

La prima cosa da fare è… fermarsi. Respirare a fondo, lentamente. Perché il trasloco consapevole è quello ben organizzato, in cui ti prendi del tempo per capire cosa desideri davvero e di cosa hai bisogno per stare bene nella nuova casa.

Suggerimenti per un trasloco consapevole

#1 Non è mai troppo presto

Pianificare con anticipo (anche 2/3 mesi) tutti i passi necessari ti permette di farlo con calma e di avere una visione più lucida e lungimirante delle cose da fare. To-do list, calendario, agenda, evidenziatori, bacheca… scegli i supporti cartacei o digitali che preferisci e organizza per bene tutte le attività necessarie. Prendilo come un momento per te stessa, dai valore al cambiamento che stai per fare.

#2 Elimina subito ciò che non serve

Uno degli errori più frequenti è posticipare il decluttering (ovvero eliminare il superfluo) al momento del trasloco. Si pensa di poterlo fare mentre si procede all’imballo dei vari oggetti, o peggio ancora di portare via tutto e occuparsene una volta arrivati nella nuova casa.

Io sconsiglio fortemente queste due soluzioni, per vari motivi:

  • fare decluttering prima del trasloco ti permette di risparmiare tempo e denaro per spostare cose che in realtà non vuoi più
  • identificare il superfluo potrebbe essere più impegnativo di quel che immagini: ci sono spesso delle forti implicazioni emotive e possono sorgere dubbi difficili da sciogliere. E, a meno che tu non sia minimalista per natura, servono tempo, cura e attenzione.
  • una volta deciso cosa eliminare, dovrai decidere cosa farne: vendo? Regalo? Butto? A chi può servire? A chi posso donarlo?

Tutto ciò richiede tempo ed energie (fisiche e mentali), e sovrapporre questo lavoro a tutto ciò che avrai da fare nel periodo del trasloco sarebbe davvero sfiancante.

#3 Immagina

Pensa a come vorresti che fosse la tua casa dopo il trasloco: quali sono le soluzioni che vorresti mantenere? Quali nuove funzionalità vorresti introdurre? Come immagini la tua nuova vita? Cosa ti serve e cosa invece devi lasciar andare per ottenerla? 

Scegliere consapevolmente e con la giusta calma cosa portare con te ti permetterà di ripartire fin da subito con una casa più leggera; ottimizzare i nuovi spazi sarà più semplice e piacevole.

#4 Organizza gli spazi

Procurati una piantina della nuova casa, disegna i mobili che prevedi di mettere in ogni stanza, scrivi a lato gli oggetti che ti serviranno in quell’ambiente. Misure alla mano, cerca di trovare il giusto posto per ogni cosa, considerando anche eventuali nuovi acquisti.

Procedi anche ad organizzare gli spazi interni: armadi, scaffali, pensili, librerie… Scegli “cosa mettere dove”, secondo logica, funzionalità e senso estetico.

#5 Verifica

Ricorda che c’è una serie di cose che dovrai verificare: si può usare l’ascensore per trasportare i mobili? È abbastanza grande? Passeranno per le scale o si dovrà ricorrere ad un’autoscala? Il camion del trasloco può parcheggiare sotto casa? È necessario chiedere un permesso all’amministratore?

Fai tutte le verifiche del caso, sia per la casa attuale che per quella nuova.

#6 Scegli il traslocatore

Prima di scegliere la ditta che si occuperà del trasloco, fai mente locale dei servizi di cui avrai bisogno, richiedi un sopralluogo (in genere è gratuito) e preparati una lista di domande da fare.

Valuta almeno 2/3 diversi preventivi e assicurati che sia ben specificato cosa è compreso nel prezzo e cosa non lo è.

#7 Pulisci accuratamente

Prima di entrare nella nuova casa, fai una pulizia profonda degli spazi. Pulire una casa vuota è facile e veloce, e non sottovalutare l’aspetto emotivo: entrare in una casa pulita, luminosa, pronta per essere arredata e personalizzata ti mette più in contatto con essa e con le emozioni che vorrai viverci dentro.

#8 Preparati

Prepara per tempo qualche valigia per gli abiti e tutto ciò che ti servirà per imballare le tue cose: scatoloni resistenti, scotch da pacco, nastro carta, forbici, pennarelli indelebili, etichette, carta di giornale o pluriball per proteggere gli oggetti più fragili. Se vuoi optare per una scelta più ecologica, avvolgili con stracci, lenzuola o asciugamani.

#9 Sii gentile

Se andrai ad abitare in un condominio, metti un cartello bene in vista per avvisare del trasloco, indicando il giorno o i giorni esatti e scusandoti per il disagio. Una volta finito, pulisci le parti comuni che eventualmente si fossero sporcate. La tua cortesia sarà il miglior biglietto da visita per presentarti ai tuoi nuovi vicini ed instaurare un buon rapporto fin da subito.

Organizzazione è una parola magica

Organizzarsi per tempo rende tutto meno stressante e ti evita di vivere nel caos per settimane una volta stabilita nella nuova casa.

Fare tutto da soli è certamente possibile, ma a volte si ha bisogno di un occhio esterno, di una guida che ti aiuti a capire cosa fare e quando, identificare il posto giusto per ogni cosa e non dimenticare nulla. E con cui magari condividere aspettative, dubbi e timori.

Se pensi di aver bisogno di me, puoi contattarmi qui. Faremo una chiacchierata informale e capiremo come posso accompagnarti in questa fase importante e delicata.

Aiutarti a creare una casa accogliente e piacevole da vivere è la mia missione, perché è qualcosa che tutti meritiamo.

 

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Cambio di stagione: 5 app e altre idee per vendere o riciclare ciò che non usi più https://www.milenaguidotti.it/cambio-di-stagione-5-app-e-altre-idee-per-vendere-o-riciclare-cio-che-non-usi-piu/ https://www.milenaguidotti.it/cambio-di-stagione-5-app-e-altre-idee-per-vendere-o-riciclare-cio-che-non-usi-piu/#respond Sun, 04 Apr 2021 07:00:07 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=1013 Un armadio ben organizzato può evitare una di quelle cose che di solito si rimandano all’infinito: il cambio di stagione. Trafficare con scatoloni e custodie è un lavoro che la maggior parte delle persone trova noioso e stancante. Avere il necessario a portata di mano senza dover ribaltare tutto ogni sei mesi è possibile, ottimizzando gli spazi e adottando le giuste strategie (se vuoi sapere come, chiedimelo qui).

Ma c’è una cosa che consiglio di fare in ogni caso: il decluttering. Si tratta di quella buona abitudine, quasi un rituale, che ti permette di scartare periodicamente tutto ciò che è superfluo. Dagli armadi, ma non solo, perché in ogni ambiente della nostra casa sono presenti oggetti che non fanno più parte della nostra vita: bisogna solo prenderne consapevolezza.

Regali indesiderati, acquisti sbagliati, oggetti che non ci piacciono più, documenti e tanto altro. Eliminandoli, sempre con un’attenzione particolare all’ambiente, al riciclo e al riuso, sblocchiamo energia vitale e riacquistiamo leggerezza mentale.

Cosa fare con ciò che non metti più

Se gli abiti e gli accessori che vuoi eliminare sono ancora in buono stato, buttarli via sarebbe davvero uno spreco, oltre che un danno ambientale: possono invece essere donati, venduti o barattati.

La prima possibilità, semplice ed immediata, è di donarli ad amici o parenti. Bisogna però essere sufficientemente in confidenza da sapere che il regalo sia ben accetto e che non metterà in imbarazzo nessuno. Possono essere questioni delicate, meglio evitare fraintendimenti.

Un’altra soluzione consiste nel consegnarli ad una delle associazioni benefiche presenti nella tua zona, che provvederanno a distribuirli a chi ne ha più bisogno. Di solito anche le parrocchie hanno qualcuno che si occupa di queste cose.

Se invece vuoi vendere o barattare i tuoi capi, ho raccolto per te una selezione dei migliori siti e app che permettono di farlo in modo facile e veloce.

Greenchic: tu prenoti il ritiro e loro vengono a prendere i capi direttamente a casa tua. Se ritenuti idonei alla vendita, riceverai delle stelline che fungeranno da moneta virtuale per comprarne altri dal loro sito, aggiungendo solo pochi euro. Qualora i vestiti non fossero ritenuti adatti, saranno donati a Humana People to People Italia Onlus.

Vinted: pubblica una foto del tuo articolo e completa l’annuncio con descrizione e prezzo richiesto; una volta venduto, dovrai solo consegnarlo ad uno dei centri Vinted vicino a te. Riceverai il pagamento sul saldo del tuo profilo: potrai usarlo per fare acquisti in Vinted oppure trasferire il denaro sul tuo conto corrente bancario. Non ci sono commissioni per il venditore.

Depop: per vendere su Depop è obbligatorio avere un account Paypal sul quale l’acquirente possa inviarti il denaro. Una volta collegato l’account al tuo profilo, puoi iniziare a pubblicare video o foto dei tuoi capi con descrizione e prezzo. Sarai tu ad occuparti della spedizione al destinatario finale. Pensa bene al prezzo a cui vendere i tuoi oggetti, perché oltre a dover sostenere i costi di spedizione, Depop detrarrà una commissione del 10% e PayPal del 3,4%.

Swapush: è un’app di baratto online. Ogni oggetto caricato dai vari utenti ha un valore espresso in pillole: se non ne hai abbastanza per fare uno scambio, le puoi acquistare, se invece ne hai troppe, quelle in eccesso verranno mantenute nel tuo account per un prossimo scambio. I singoli utenti si occupano della spedizione al destinatario.

Vestiaire Collective: si tratta di un marketplace online per la compravendita di articoli di lusso autenticati. In pratica, tu inserisci l’inserzione relativa ai capi o accessori firmati che vuoi vendere; quando il tuo articolo sarà acquistato, ti verrà richiesto di inviarlo agli uffici di Vestiaire. Non dovrai pagare nulla per la spedizione. A quel punto il loro staff si occuperà di controllare qualità e autenticità della merce e di spedirla all’acquirente. Riceverai il pagamento direttamente sul tuo conto corrente o sul tuo account Paypal, dal quale verrà detratta una commissione, calcolata in base al prezzo.

E se non voglio vendere online?

Se non ami l’idea di vendere online o non sei molto pratica del mondo digitale, sicuramente troverai qualche negozio nella tua zona che potrà valutare il tuo usato.

Art House:  Fiorella e Dafne, madre e figlia, gestiscono con passione questo delizioso negozio a Bergamo, la mia città. Sono disponibili a valutare capi vintage e firmati, purché in ottimo stato. Probabilmente esistono realtà simili anche nella tua zona.

Baby Bazar: è un network di negozi presenti in tutta Italia riservato all’abbigliamento bambini e premaman (ma anche giocattoli, libri, passeggini, lettini, seggioloni…). Porti in negozio ciò che non ti serve più e alla vendita guadagni il 50% del prezzo. Qualora gli articoli restassero invenduti per più 60/90 giorni (a seconda del valore), saranno devoluti a sostegno di progetti di solidarietà.

Mercatopoli: modalità molto simili a Baby Bazar, ma esteso a più categorie: abbigliamento, accessori, mobili, collezionismo, quadri, libri e molto altro.

Lenzuola, tovaglie & co.

Primavera significa rinnovamento e spesso è l’occasione per fare decluttering anche della biancheria per la casa.

Coperte e piumini possono essere donati ad associazioni che si occupano dell’assistenza ai senzatetto, oppure a canili e gattili.

Tovaglie e lenzuola possono essere facilmente riutilizzate cambiandone la destinazione d’uso. Per esempio, una tovaglia può essere tagliata in parti più piccole per ottenere un runner, dei tovaglioli, delle tovagliette americane o una tovaglia da picnic. Le lenzuola possono diventare fodere per cuscini, sacchetti da viaggio per le scarpe o tendine da sole per auto.

Una delle possibilità di riciclo più creative è quella che viene dal Giappone: il tessuto diventa carta da regalo, seguendo la tecnica del furoshiki, qui trovi un semplice tutorial.

Qualunque cosa deciderai di fare, dedicati del tempo per liberarti da ciò che non senti più tuo. Potrai fare del bene o guadagnare qualcosa, in ogni caso avrai ottenuto il risultato più importante: sentirti bene, conservando solo cose che ti danno gioia.

 

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Less is more: la semplicità come stile di vita https://www.milenaguidotti.it/less-is-more-la-semplicita-come-stile-di-vita/ https://www.milenaguidotti.it/less-is-more-la-semplicita-come-stile-di-vita/#comments Thu, 04 Feb 2021 17:00:20 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=973 Dal design alla grafica, dall’architettura alla cucina, dall’arredamento alla scrittura: la regola del Less is more è applicata in tantissimi contesti diversi.

L’espressione viene attribuita da molti all’architetto e designer tedesco Ludwig Mies van der Rohe, da qualcun altro all’architetto per cui van der Rohe lavorò, Peter Behrens, per altri risale addirittura al 1800. Qualunque sia la fonte più corretta, Less is more (letteralmente “meno è di più”) è un esplicito richiamo alla semplicità, all’essenzialità, alla leggerezza.

Una scelta di vita

In questo articolo ti ho parlato di Ryan e Joshua, The Minimalists, e di come abbiano provato sulla loro pelle cosa significa passare da una vita piena di roba inutile ad una più semplice e consapevole in cui ogni cosa è valorizzata.

Iniziando dagli oggetti presenti nelle loro case, un po’ alla volta hanno ribaltato il loro stile di vita, perché eliminare fisicamente qualcosa (soprammobili, vestiti, utensili) può essere il primo passo di un processo più ampio.

Vediamo qualche esempio:

  • Meno oggetti, più spazio e tempo: avere meno oggetti significa impiegare meno tempo per pulizia e manutenzione. Lasciar andare ciò che è di troppo, con particolare attenzione al riuso e al riciclo, permette di avere più spazio libero e mente più leggera. Di solito, dopo aver fatto decluttering, ci sentiamo talmente bene che ci chiediamo perché non l’abbiamo fatto prima.
  • Meno utensili, più funzionalità: se possiedi cinque apribottiglie è probabile che non ne troverai nemmeno uno, al momento del bisogno; saranno in mezzo a mille altri attrezzi per la cucina e risulteranno praticamente invisibili.
  • Meno quantità, più qualità: ti è mai capitato di comprare l’ennesimo paio di jeans perché non ricordavi di averne altri tre simili? Ordine e organizzazione ti permettono di valorizzare ciò che hai già e di fare acquisti più consapevoli: metti attenzione alla qualità del tessuto, al paese d’origine, alla facilità di lavaggio e a tutti quei criteri personali che per te caratterizzano un buon acquisto. Tieni presente che cambiando abbinamenti e accessori ti sembrerà di avere molti più capi di quanti ne stai usando realmente.
  • Meno spese inutili, più soldi: se ricordi di avere una cosa, sai esattamente dove trovarla, ti piace ed è in ottime condizioni non la ricompri, giusto? In questo modo eviti di sprecare denaro che potrai utilizzare per bisogni reali e attività piacevoli.
  • Meno distrazioni, più focus: uh, questa è difficile! Per fortuna ci sono metodi e accorgimenti che ti possono aiutare. Puoi disattivare le notifiche dei social e togliere la suoneria del cellulare quando fai cose che richiedono la tua massima attenzione o quando prendi del tempo per te. Puoi stabilire con la tua famiglia un calendario delle attività che preveda spazi di condivisione e momenti in cui è vietato disturbarti, a meno che stia andando a fuoco la casa. Puoi lavorare per blocchi di tempo prestabiliti alternando lavoro e pause rigeneranti, premiandoti con piccole ricompense quando raggiungi un obiettivo.
  • Meno impegni, più tempo per te: a volte ci sovraccarichiamo di impegni perché non sappiamo dire di no, ma questo non fa altro che aumentare lo stress e togliere qualità ed efficacia a ciò che vogliamo o dobbiamo fare davvero: ne vale la pena? Oppure l’agenda è piena semplicemente perché non abbiamo chiare le nostre priorità e pretendiamo di fare tutto. Forse è necessaria un po’ di selezione. E poi ricorda che c’è sempre la parola magica: delega! Non sempre è possibile, ma a volte è solo la nostra mania di controllo a non permetterci di delegare ad altri qualche faccenda.
  • Meno social, più relazioni: i social possono essere utili, informarci, divertirci, ma il rischio di diventarne dipendenti è davvero molto alto (e il documentario The Social Dilemma lo spiega benissimo). Esistono delle applicazioni che permettono di monitorare quanto tempo passiamo sui social e di solito siamo increduli, davanti al risultato: esserne consapevoli è un buon punto di partenza per diminuirne l’utilizzo e valorizzare maggiormente le relazioni umane.
  • Meno chiacchiere, più ascolto: spesso pensiamo di dover parlare per forza o di dover dare consigli anche quando non richiesti. Parlare meno e mettersi in ascolto dell’altro è un dono prezioso, sia per chi lo fa che per chi lo riceve.
  • Meno stress, più qualità della vita: se le giornate sono meno faticose e dispersive, la soddisfazione e l’efficacia di ciò che facciamo aumenta; il tempo dedicato al relax è più rigenerante e la qualità del sonno migliora sensibilmente.

Adottare una filosofia più minimalista, scegliendo con cura cosa (e chi) vogliamo o non vogliamo nella nostra vita, all’inizio potrebbe non essere facile. Considera però che uno degli effetti più profondi dell’organizzazione personale è che si acquisiscono autostima e fiducia in sé stessi, dando il via ad un circolo virtuoso.

Quanto è “meno”?

Meno cose, meno distrazioni, meno impegni. Ma cosa significa? Quanto è “meno”?

Non c’è una formula uguale per tutti: è solo osservandosi e sperimentando che ognuno trova il proprio punto di equilibrio. Perché Less is more è essenzialità, ma deve corrispondere alla misura che tu dai all’essenziale. Togli tutto ciò che non ti serve o che ti provoca sensazioni fastidiose e vai dritta al punto: conserva e valorizza ciò che è utile, ti piace e fa bene agli occhi, al cuore, allo spirito.

Non hai bisogno di tante cose: hai bisogno di cose che ti facciano stare bene. Non hai bisogno di riempire l’agenda con tanti impegni, ma di un tempo ben organizzato e di spazi vuoti per nutrire la tua anima e per riposare. Non hai bisogno di approvazione esterna, hai bisogno di fare le cose con cura e sentirti più appagata.

L’eccezione alla regola

Come ogni regola che si rispetti, anche questa ha le sue eccezioni. Mi viene in mente Iris Apfel: sarebbe la stessa senza la sua strabordante personalità, gli occhiali fuori misura e la quantità impressionante di accessori? Pensa che il suo motto è “more is more and less is a bore”. Nel suo caso, come si fa a darle torto?

 

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The Minimalists: vivere meglio con meno https://www.milenaguidotti.it/the-minimalists-vivere-meglio-con-meno/ https://www.milenaguidotti.it/the-minimalists-vivere-meglio-con-meno/#respond Mon, 04 Jan 2021 19:07:05 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=959 Qualche giorno fa ho visto su Netflix due documentari interessanti: Minimalism: a documentary about the important things e The minimalists: less is now. Entrambi raccontano, completandosi a vicenda, la storia di Ryan Nicodemus e Joshua Fields Millburn, due amici di Dayton, Ohio, che ad un certo punto della loro vita affrontano un cambiamento importante adottando uno stile di vita minimalista.

La storia di Ryan e Joshua

Ryan e Joshua, amici fin dalle elementari, hanno una storia simile: il divorzio difficile e doloroso dei genitori, madri con problemi di dipendenze (una dall’alcol, l’altra dalla droga), infanzia e adolescenza vissute in estrema povertà.

Proprio per riscattarsi da questa condizione, entrambi promettono a sé stessi che da adulti avrebbero avuto una vita diversa. E ci riescono! Lavorano per un’importante azienda, fanno carriera velocemente, guadagnano moltissimo, comprano case, auto e vestiti costosi. Hanno successo, si direbbe.

Ma è un successo di facciata e ben presto si rendono conto di essere estremamente infelici.

A 27 anni avevo auto di lusso, abiti firmati, una grande casa con più bagni che abitanti. Vivevo il sogno americano, ma non era il mio sogno – Joshua Fields Millburn

Mi interessava solo avere una promozione, una casa migliore, un’auto migliore, una paga più alta per poter spendere più soldi, ma per fare tutto ciò dovevo vendere cellulari a bambini di cinque anni. Cosa diavolo stavo facendo? – Ryan Nicodemus

Ryan e Joshua non sono accumulatori seriali, ma sono comunque pieni di oggetti inutili e che non desiderano davvero. Posseggono cose di valore che non aggiungono nessun valore alle loro vite. Si sentono appesantiti e frustrati: lavorano 70/80 ore a settimana, guadagnano moltissimo solo per spendere sempre di più nel tentativo di trovare la felicità.

Il punto di svolta

Quando, nel giro di un mese, John si separa dalla moglie e la madre muore per un tumore ai polmoni, il mondo sembra crollargli addosso. Si accorge di aver buttato via tempo prezioso, di essersi anestetizzato in uno stile di vita che non riconosce come suo. Inizia così ad avvicinarsi al minimalismo, inteso come liberazione dal superfluo per dare valore a ciò che conta davvero.

Ora ogni oggetto ha uno scopo o mi dà gioia. Sono io che giudico se una cosa aggiunge valore alla mia vita o meno; se non lo fa, devo essere disposto a lasciarla andare – Joshua Fields Millburn

Ryan, che “riempie il vuoto interiore comprando oggetti” esattamente come l’amico, viene contagiato da questo nuovo modo di vivere di Joshua. Per entrambi inizia una vita completamente diversa. Lasciano il lavoro, aprono un blog, scrivono un libro e cominciano a girare gli stati Uniti tenendo incontri e conferenze per diffondere il loro messaggio minimalista.

Immaginate una vita con meno: meno oggetti, meno disordine, meno spese, meno stress e meno insoddisfazione. Una vita con meno cose, piena di passioni e priva di quegli orpelli del mondo caotico che vi circonda è una vita più intenzionale, più autentica – Ryan Nicodemus

Il blog cresce, scrivono altri libri, creano un podcast, partecipano a due TedTalk (qui quello del 2014 e qui quello del 2016) e girano i due documentari. Sentono di aver trovato un senso, di fare qualcosa che non solo fa stare bene loro, ma può migliorare le vite degli altri.

Entrambi i documentari affrontano, sotto molti punti di vista, temi come la corsa al consumismo sfrenato, i danni del marketing senza scrupoli e dei comportamenti automatici e abitudinari di cui non ci rendiamo più nemmeno conto. Lo fanno proponendo numerosi contributi di scrittori, autori, psicologi, architetti ed interventi di persone comuni che hanno seguito l’esempio di Ryan e Joshua.

Nonostante parlino soprattutto ad un pubblico americano, forse più ingenuo e consumistico di quello italiano, sono convinta che i concetti dei due documentari siano utili anche a noi, perché spesso i nostri stili di vita sono pericolosamente simili.

La cosa interessante è che non c’è giudizio, c’è spiegazione. Non c’è estremismo nella scelta di Ryan e Joshua, c’è consapevolezza. Nelle loro storie ci sono nuovi valori, umiltà e voglia di vivere una vita più autentica.

Imparare a lasciar andare

C’è una bella differenza fra possedere degli oggetti ed essere posseduti da essi, fra vivere intenzionalmente e vivere trascinati dagli eventi. Perché il punto non è buttare via tutto, il punto è imparare a riconoscere cosa fa bene alla nostra vita e cosa no. È imparare a lasciar andare, quando è il caso. È semplificare, riorganizzare spazi e tempi per eliminare le fonti di stress che non hanno motivo di esistere.

E capire che abbiamo un margine di scelta maggiore di quanto crediamo.

 

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Il potere trasformativo delle liste https://www.milenaguidotti.it/il-potere-trasformativo-delle-liste/ https://www.milenaguidotti.it/il-potere-trasformativo-delle-liste/#respond Fri, 18 Dec 2020 16:00:52 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=944 Imparare l’arte delle liste dona un superpotere al quale tutti possiamo accedere: la chiarezza mentale. Quando abbiamo chiaro cosa dobbiamo fare, cosa vogliamo e cosa non vogliamo, procediamo nella vita con più serenità e fiducia.

Il mio approccio con le liste

È stato grazie a Dominique Loreau, giornalista e saggista francese, e al suo libro “L’arte delle liste” che ho iniziato a percepire la forza di questo strumento.

Avevo già una “to-do list” generica in cui annotavo indistintamente le varie cose da ricordare, ed era utilissima. Mentre leggevo il libro, però, è risultato chiaro che ne stavo limitando le potenzialità e che se avessi organizzato quel semplice elenco in modo diverso, avrei ottenuto molto di più.

Così ho cominciato a elaborare il mio sistema personale. All’inizio le liste erano solo tre:

  • Lista delle cose da fare il giorno dopo, oltre agli impegni già fissati in agenda
  • Lista delle cose da fare in settimana
  • Lista delle cose da comprare, al di là della classica lista della spesa

Prendendo confidenza con il metodo le liste aumentavano, diventando sempre più sensate e precise. La mia confusione mentale diminuiva e facevo esperienza di ciò che Dominique Loreau afferma: le liste aiutano a semplificare, a organizzare, e a conoscere meglio se stessi.

Perché scrivere qualcosa aiuta a ricordarlo, ma c’è di più.

L’atto stesso di scrivere svuota la mente, trasferendo i pensieri da dentro a fuori di noi. Creare un sistema di liste ci permette di vedere (letteralmente) i nostri pensieri, le nostre intenzioni e i nostri desideri. Consente di alleggerirci e di chiarire i nostri stati d’animo. Ci obbliga ad andare in profondità, mettere a fuoco, capire cosa vogliamo davvero e sintetizzare. Tutto questo è trasformativo, perché unisce consapevolezza e utilità.

Faticoso? Mh, potrebbe. Giusto un po’, all’inizio. Ma non è molto più faticoso continuare a vivere nella confusione?

Da dove iniziare

Per prima cosa, fai un brain dump. Butta giù tutto ciò che ti viene in mente, senza pensarci troppo; ci sarà tempo per cancellare e riorganizzare. In questa prima fase occupati solo di liberare i pensieri e scrivi senza filtri.

In un secondo momento, a mente fresca, rileggi tutto, elimina quanto non necessario e copia il resto in liste diverse. Naturalmente le possibilità sono infinite, sarai tu a trovare le categorie utili per te e quelle che ti corrispondono di più. Scegli un quaderno dedicato e una bella penna, trova un angolino tranquillo della casa in cui sentirti a tuo agio, accendi una candela profumata e fatti ispirare dalla sua fiamma, che dona allo stesso tempo serenità e vigore.

Giusto per darti un’idea, ecco alcuni esempi possibili:

  • Lista dei film da vedere
  • Lista dei libri da leggere
  • Lista dei podcast da ascoltare
  • Lista delle ricette preferite
  • Lista delle ricette da provare
  • Lista dei luoghi che vuoi visitare
  • Lista dei ristoranti che ami
  • Lista dei regali fatti e ricevuti
  • Lista delle pulizie settimanali – mensili – annuali
  • Lista di domande da fare prima di comprare casa
  • Lista delle cose da eliminare prima di un trasloco
  • Lista delle cose da fare e da acquistare prima della nascita di un bimbo
  • Lista di cose da fare quando ti avanza mezz’ora (sì, può succedere!)

Ma anche liste più introspettive:

  • Lista dei ricordi felici (da rileggere soprattutto quando sei un po’ sottotono)
  • Lista dei complimenti ricevuti (a me serve tantissimo, per ricordare a me stessa il mio valore e i punti di forza che tendo a dimenticare)
  • Lista delle situazioni che non voglio più accettare (eh…)

E’ il momento ideale

Ogni momento è buono per iniziare a sperimentare il metodo delle liste, ma potresti approfittarne ora che ci avviciniamo alla fine dell’anno (e che anno!). È il momento di passaggio per eccellenza, simbolicamente potentissimo. Prenditi un po’ di tempo e dedicalo a questa particolare forma di scrittura, potresti innamorartene come è successo a me.

Ricorda che puoi regalare (o regalarti) una mia consulenza online di due ore sull’arte delle liste (scrivimi qui per avere più informazioni). Ti invierò il buono regalo via e-mail, così che tu possa stamparlo e consegnarlo a chi vuoi, oppure recapitarlo direttamente all’indirizzo e-mail del destinatario.

Che cosa ne ricaviamo? Una maggior lucidità, meno preoccupazioni nella vita di tutti i giorni e un arricchimento immenso a tutti i livelli – Dominique Loreau

Buone feste di cuore a te e alla te stessa che emergerà mentre compilerai le tue liste.

 

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Organizzare le emozioni in tempo di pandemia https://www.milenaguidotti.it/organizzare-le-emozioni-in-tempo-di-pandemia/ https://www.milenaguidotti.it/organizzare-le-emozioni-in-tempo-di-pandemia/#respond Wed, 04 Nov 2020 12:00:56 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=873 Stiamo vivendo un momento particolare e siamo tutti un po’ preoccupati. Non sappiamo quando finirà e questo ci destabilizza.

Il nuovo lockdown, più o meno restrittivo a seconda della zona in cui viviamo, non ci ha colti di sorpresa, ma di certo ci ha trovati stanchi: stanchi di affrontare incertezze, solitudine e paure, fondate o meno che siano.

In un momento così delicato, l’organizzazione può venirci in aiuto: possiamo organizzare anche emozioni e sentimenti.

Organizzare le emozioni, si può?

Esattamente come faremmo per organizzare uno spazio di casa, anche per le emozioni vale la regola principe: riconoscere ed eliminare il superfluo.

Mi spiego.

Tutto ciò che proviamo in questo periodo così difficile è lecito, persino giusto: reprimere le proprie emozioni o soffocare le paure non avrebbe senso e potrebbe addirittura essere controproducente. Fingerci sereni e positivi quando dentro abbiamo uno tsunami emotivo non è la soluzione. Diamoci quindi il permesso di esprimere la nostra ansia e di fare un pianto liberatorio, quando serve.

Allo stesso tempo però, cerchiamo di dare a queste emozioni il giusto peso. Togliamo il superfluo, il sovraccarico. Alleggeriamoci. Non tutte le paure sono indispensabili, non tutte le incertezze lo sono davvero.

Tanto per cominciare, ricordiamoci una cosa apparentemente banale: finirà. Non avere una data esatta su cui fare affidamento manda il tilt il cervello, che per sua natura desidera certezze e punti fermi. Ma non siamo condannati ad una pandemia eterna, né ad un lockdown a vita.

Per come la vedo io, in questo momento possiamo solo aiutarci l’un l’altro per quanto possibile ed essere costruttivi.

Onora lo spazio fra non più e non ancora – Nency Levin

È un momento di sospensione, di pausa. Se abbiamo l’enorme fortuna di essere in salute, dovremmo essere grati all’Universo e ringraziarlo continuando a prenderci cura di noi. Tanto lo sappiamo: non possiamo controllare tutto. Tanto vale lasciarci un po’ andare e onorare questo spazio sospeso, trasformandolo in creatività e dedicandoci al nostro ben-essere.

Come se avessimo di fronte una bilancia, proviamo a non sovraccaricare il piatto delle preoccupazioni equilibrandolo con attività piacevoli, riposo e progetti belli per il futuro.

Tempo di qualità e attenzione al momento presente

Per quanto sia giusto e doveroso tenerci informati, guardare telegiornali o leggere notizie ogni momento non farà altro che aumentare l’ansia. Anche perché diciamocelo: là fuori è un caos di informazioni che cambiano di continuo e non è sempre facile distinguere cosa è affidabile da cosa non lo è. Piuttosto, ritagliamoci un piccolo spazio ogni giorno dedicato unicamente all’informazione, poi basta. Chiuso. Niente aggiornamenti continui, meno (molto meno!) tempo sui social e più tempo per noi.

Coltiviamo la leggerezza, “che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.

Prendiamo l’abitudine di respirare per davvero, oltre la normale funzione di sopravvivenza. Respiri lenti e profondi, di quelli che portano ossigeno al cervello e calore al cuore. Restiamo qui, adesso, nel momento presente.

Cosa può farci stare bene in questo momento?

Sai come la penso: la casa è la manifestazione visibile della nostra personalità, del nostro stato d’animo, del nostro mondo interiore. È uno spazio intimo ed inviolabile che dovrebbe rappresentarci il più possibile, essere in sintonia con ciò che siamo e con il modo in cui vogliamo sentirci. E se, soprattutto ora che ci passiamo più tempo del solito, percepiamo un certo fastidio e non la troviamo funzionale, potremmo pensare di metterci mano.

Puoi quindi usare questo tempo fluido per ripensare gli spazi, prendere consapevolezza di cosa vorresti migliorare, capire bene cosa ti servirà per farlo, prendere misure, cercare ispirazioni online (Pinterest è un’inesauribile fonte di idee).

Se hai dei figli, coinvolgi anche loro! Sarà divertente e interiorizzeranno abilità organizzative utilissime per il loro futuro. Inoltre li aiuterai ad affrontare questo periodo così delicato: vederti agire in modo costruttivo sarà per loro il miglior esempio.

Fai liste. Tante liste. Ti servono nuovi accessori, contenitori, barattoli? Quanti? Di che misura? Fai una “lista shopping” e segnati tutto nei dettagli. Devi ricordarti di chiamare l’idraulico, l’imbianchino, di far pulire la caldaia? Fai una “lista manutenzioni”.

Scrivere ti servirà a non dimenticare nulla, ma anche (soprattutto!) ad alleggerire la mente. Potrai acquistare ciò che ti serve online o tenere la tua lista pronta per quando potrai fare acquisti di persona nei tuoi negozi preferiti: eviterai di perdere tempo quando la vita riprenderà con meno limiti e avrai mille cose da fare.

Quindi rifletti, pianifica, prendi appunti, organizza: ricorda che proprio la confusione, della casa e della mente, è una delle cause di malumore e tristezza.

Se non sai come fare, puoi contattarmi qui. Se ancora non mi conosci bene e vuoi prima sapere qualcosa in più su di me, ti consiglio di iniziare da qui.

E poi riposa. Tanto.

Coccolati.

Un bagno rilassante, un tè caldo, una telefonata a una persona cara. Una ricetta che sa di autunno, il libro che ti aspetta pazientemente da mesi. Le fusa del gatto e le candele al profumo di vaniglia. La pizza sul divano e la tua serie tv preferita. Le videochiamate di gruppo con gli amici.

Riprendi quel lavoro a maglia, o impara a farlo. Iscriviti a un corso online di fotografia, di yoga, di chitarra.

Medita, fai un puzzle, guarda un TedTalk. Fatti ispirare. Progetta i viaggi che vorrai fare in futuro e fatti consegnare dei fiori freschi.

Possiamo scegliere: possiamo restare invischiati nella nebbia di questo periodo incerto e sospeso, preoccupandoci per il futuro e chiedendoci quando tutto questo finirà, oppure comprendere che è normale sentirsi spaesati e avere momenti di sconforto, ma che è possibile usare questo tempo per occuparci di noi.

Non sprecare questa occasione.

 

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Il senso del mio lavoro https://www.milenaguidotti.it/il-senso-del-mio-lavoro/ https://www.milenaguidotti.it/il-senso-del-mio-lavoro/#respond Sun, 04 Oct 2020 07:00:16 +0000 https://www.milenaguidotti.it/?p=847 Quando ho iniziato a formarmi come Professional Organizer, mi risuonava nella testa una parola: cambiamento.

Certo, stavo per stravolgere (di nuovo) la mia vita professionale: anni prima ero passata da dipendente ad artigiana, e ora diventavo una libera professionista. Ma non era solo questo: stavo realizzando un completo cambio di prospettiva, di tempi, di stile di vita. Ero felice come non mai.

Unire i puntini

Hai mai ascoltato il discorso di Steve Jobs ai laureati dell’Università di Stanford? Quel giorno, raccontando la sua storia, spiegò come lui avesse “unito i puntini”: un corso di calligrafia frequentato da ragazzo per pura curiosità gli aveva permesso, dieci anni dopo, di realizzare il Mac, il primo computer con una bella tipografia.

Ecco, mentre studiavo per diventare Professional Organizer ho fatto la stessa cosa: a poco a poco, durante il percorso, ho unito i puntini.

Con una matita immaginaria ho tracciato nella mia mente linee sottili, collegando competenze, interessi ed esperienze personali, fino a creare il disegno compiuto del mio modo di lavorare. E a me, quel disegno lì, piace tantissimo.

  • Casa: mi piace molto viaggiare e vorrei farlo più spesso, ma non ho uno spirito nomade. La mia voglia di avventura e di conoscere persone e posti nuovi va di pari passo con la voglia di ritrovare la mia casa, i miei spazi e le mie abitudini alla fine del viaggio.
  • Organizzazione: adoro organizzare. Che sia uno spazio della casa, un evento, un viaggio, dammi un’agenda e qualcosa per scrivere e mi metto subito all’opera.
  • Cambiamento: undici lettere con dentro un mondo di significati. Sì, i cambiamenti fanno paura per definizione: ti mettono su una strada nuova e, per quanto tu possa immaginarla, non l’hai mai percorsa prima, non puoi davvero sapere come andrà. E l’ignoto spaventa sempre un po’, no? Ma la vita ci sfida, e sta a noi cercare di trarre sempre il meglio dalle situazioni che affrontiamo.

Il mix perfetto

Una volta finito il corso di formazione, è stato piuttosto naturale scegliere di specializzarmi in ambito domestico. La mia passione per la casa, per i complementi d’arredo e per le soluzioni organizzative che rendono tutto più semplice e funzionale sarebbe stato il punto di partenza della mia attività.

Ma c’è di più.

Dopo anni un po’ complicati, alla fine del 2011 avevo capito di aver bisogno di dare una svolta alla mia vita. Volevo smettere di vivere per inerzia, rincorrendo i “devo” e dimenticando i “voglio”, e prendere in mano la situazione; anzi, prendere per mano me stessa.

Da allora è iniziato un percorso di introspezione, crescita e scoperta continua, che mi ha portato qui, alla mia scrivania, in una domenica pomeriggio autunnale, con una candela profumata accesa, a parlarti di me.

Cosa c’entra tutto questo con il mio lavoro? Oh, tantissimo.

Perché comprendo cosa vuol dire stare lì, in quel punto in cui forse ti trovi proprio adesso. Quel punto in cui senti che un cambiamento è necessario, ma hai il timore di muovere il primo passo o non sai come fare e ti sembra tutto estremamente faticoso e stressante. Ecco, io vorrei esserti di supporto in queste situazioni e accompagnarti durante il cammino.

La casa è la manifestazione visibile di noi stessi

Iniziare dalla propria casa è per me il modo più naturale di ricreare il nostro equilibrio interiore. Una casa accogliente e organizzata, bella da vedere e semplice da gestire, è una solida base su cui costruire lo stile di vita che desideriamo.

Potresti aver bisogno di riorganizzare una singola stanza o l’intera casa, di pianificare un trasloco, di preparare una splendida nursery per il bimbo in arrivo o di creare il tuo ufficio in casa. Potresti dover svuotare una casa dopo un lutto: che non significa dimenticare, ma ricominciare a vivere.

Qualunque sia il tuo bisogno organizzativo, ho a cuore una cosa soltanto: supportarti, fornendoti metodi e strategie pensate per te, e accompagnarti verso uno stile di vita nuovo, più sereno e appagante.

Ti va di raccontarmi qualcosa di te? Cosa vorresti ottenere dai tuoi spazi? Quali sono le tue necessità? Qual è il bisogno organizzativo per cui vorresti avere una bacchetta magica e risolvere tutto in un attimo? Scrivimelo qui, sarò felice di leggerti (e rispondo sempre).

“Il primo passo per creare la vita che vuoi è liberarti di tutto ciò che non vuoi”, dice Joshua Baker, e io potrei tatuarmi addosso questa frase, per quanto la trovi illuminante.

Avere cura di noi, dei nostri ambienti, sviluppare buone abitudini, circondarci di cose e persone che amiamo e che ci fanno stare bene significa entrare in una nuova fase, liberatoria ed energizzante, per sentirci a nostro agio nel mondo.

Ti sembra poco?

 

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